Il blog dell’Istituto Svizzero permette ai Fellow e ai Senior Fellow di entrare in contatto con il pubblico durante il loro soggiorno a Roma, Milano o Palermo, offrendo una prospettiva unica sul progresso della loro pratica e ricerca. Attraverso una serie di articoli pubblicati regolarmente, si ha l’opportunità di seguire da vicino la ricerca e le riflessioni dei residenti. Per leggere i blog post delle precedenti edizioni cliccare qui.
In Model City, Donna Stonecipher writes about city life. About living in the city and the city itself.
Q: What was it like? she asks at the beginning of the continuous volume of prose, consisting of seventy-two short poems.
A poem consists of four sections, four verses, four stanzas (in Italian stanza means room). And each stanza is made up of a single sentence, and each sentence tries to be an answer to the question: What was it like?
They always begin with the words: It was like… This like is an irreal comparison, a possibility but not necessarily real. A substitute for something that could also be somewhere else at this point. Resembling small housing units, the blocks are spread across the white, square pages, designed to bring structure to the reality of the formless surface. Shapes and Grids along which we wander, creating rooms for a potential life that continues inside them.
In the middle of the book, she writes:
It was like dreaming that you are given the keys to a model city and feeling the burden of ownership, the keys weighing down your coat pocket so severely you start dreaming of giving them back. (1)
Same for me: It was like making a plan to visit a model city and then that plan was interrupted. Visiting a model city raises the question of the effect that the constructed reality has on our life (together). In what terms does it help us to get along or stay out of it, and is there a way of not passively following what has been so carefully planned, but actively using the structures and thus shifting the meaning of them without necessarily changing them?
The meaning of whether a window is built vertically or horizontally, whether the Via Veneto is built as a run-way for the horses, on which the law enforcers ride, the façade intended as a lean-to place for a tired person seeking rest from the crowd, and and whether the balcony provides a view of the Piazza del Popolo or vice versa, is a progressive symphony.
To plan a city is both to think the very plurality of the real and to make that way of thinking the plural effective; it is to know how to articulate it and be able to do it. (2)
Nella sua ricerca, l’ex borsista Michelle von Dach esamina il contesto della migrazione irregolare in Italia. Durante il suo periodo a Roma, ha condotto ricerche etnografiche in collaborazione con organizzazioni non governative che sostengono i migranti nell’area urbana, concentrandosi principalmente sulle aspettative, motivazioni, difficoltà e prospettive dei migranti che vivono una sorta di limbo legale durante il loro soggiorno nella capitale. Michelle von Dach (1994) è dottoranda all’Istituto di Antropologia Sociale e Culturale dell’Università di Zurigo e ricercatrice per il progetto Europeo Horizon 2020 Hummingbird.
Roma è una città affascinante, il cui splendore attira una miriade di turistə provenienti da ogni angolo del mondo desiderosə di esplorarla. Ci sono vari aspetti del soggiorno a Roma che, come se si fosse fermato il tempo, caratterizzano l’esperienza dell’autentica dolce vita romana. Per citarne alcuni: il classico lancio della monetina nella Fontana di Trevi, la passeggiata serale a Monti gustandosi un gelato con panna, e il giro in vespa intorno al Colosseo. Roma sembra essere un sogno, ma se si guardasse oltre ai romantici cliché destinati a turistə, si scoprirebbe che la contemporanea Città Eterna pullula di autentica vitalità, con il vero fermento che si manifesta nei quartieri al di fuori del centro storico. La città è un melting pot di culture, abitata da molte persone di nazionalità diverse che contribuiscono a creare una comunità vibrante e cosmopolita.
Molte persone migranti, definite ‘irregolari’, hanno attraversato la rotta Mediterranea sbarcando sulle coste italiane o la rotta Balcanica, per poi raggiungere Roma, una città vasta che offre svariate opportunità. Qui, hanno la possibilità di incontrare persone, pianificare i loro futuri spostamenti e raccogliere informazioni e risorse utili. Alcunə di loro hanno l’intenzione di proseguire nel viaggio verso altri paesi europei, mentre altrə, inizialmente di passaggio, si ritrovano a stabilirsi nella città per periodi più lunghi. Inoltre, ci sono migrantə che, per necessità o scelta, decidono di rendere Roma la loro casa permanente.
Il regolamento di Dublino, un accordo dell’Unione Europea, stabilisce che la persona migrante è tenuta a presentare la richiesta d’asilo nel primo paese europeo in cui fa ingresso. Di conseguenza, tra i primi paesi europei raggiunti figura certamente l’Italia. Al momento dello sbarco sulle coste italiane, lə migranti vengono indirizzatə verso gli ‘hotspots’, strutture gestite da agenzie europee come Frontex e Europol, appositamente allestite per l’identificazione di migranti e la registrazione delle impronte digitali. Una volta registratə, anche nel caso in cui decidano di spostarsi verso altri paesi europei per presentare la richiesta d’asilo, il database riconoscerà che il primo punto di registrazione è avvenuto in Italia. Di conseguenza saranno ‘dublinatə’ nuovamente in Italia nel rispetto delle disposizioni del regolamento europeo. A Roma moltə rimangono quindi bloccatə, in attesa di ricevere i documenti, intrappolatə nell’intricata e infinita burocrazia.
Ho raccolto numerosi racconti di viaggio verso l’Italia, tutti accomunati da un contesto di grande violenza, paura e disperazione. Nessuna delle molteplici esperienze che ho ascoltato è sfuggita a questi elementi. Ho osservato un aumento della complessità e dei rischi lungo la rotta percorsa da migrantə che sono giuntə più recentemente rispetto a coloro che sono partitə oltre dieci anni fa. Questo riflette l’attuale inasprimento delle politiche migratorie europee, come gli accordi che l’Italia ha stipulato con la Libia nel Memorandum d’intesa rinnovato annualmente o il nuovo patto EU sulla migrazione e asilo appena stipulato che rafforzerà i controlli ai confini e faciliterà i rimpatri.
Desidero sfatare un mito sulla migrazione irregolare: il sogno di tutte le persone migranti non è necessariamente quello di giungere in Europa, almeno non sin dall’inizio. Alcunə partono con la semplice intenzione di fuggire da una situazione pericolosa e difficile nel loro paese d’origine senza una meta precisa, puntando inizialmente a raggiungere nazioni limitrofe ma, nel corso del viaggio e dei vari soggiorni, vengono persuasə a procedere, per esempio ad attraversare il deserto del Sahara, e successivamente fino in Italia. Dunque, l’idea di dirigersi verso l’Europa matura spesso durante il viaggio e in alcuni casi, le persone sono state costrette ad imbarcarsi dalla Libia fino all’Italia. Ciò dimostra che tentare di determinare i fattori push-pull che hanno influenzato la decisione di intraprendere il viaggio al momento della partenza dal luogo d’origine diventa troppo riduttivo. Inoltre, la tradizionale concezione di un viaggio lineare dal punto di partenza a quello d’arrivo non è realistica. La decisione di migrare e la scelta della destinazione vengono prese in ogni fase del viaggio, non solo all’inizio. È importante considerare i cambiamenti di rotta e le soste prolungate, che possono essere più o meno volontarie. Tra il paese d’origine e il cosiddetto ‘luogo di destinazione’ ci sono numerose tappe, addirittura periodi di tempo prolungati durante i quali migranti rimangono a lungo in un luogo prima di continuare. Alcuni viaggi attraverso le rotte irregolari verso l’Europa, infatti, possono durare anche anni.
Spesso si tende a pensare che una volta che migrantə siano arrivatə in Europa, abbiano raggiunto la loro destinazione finale. Tuttavia, i sacrifici e il dolore vissuti durante il viaggio non bastano. Giungere qui rappresenta soltanto l’inizio di un nuovo capitolo, caratterizzato da precarietà e incertezze. Dopo aver presentato la richiesta di permesso di soggiorno è prevista una lunga attesa prima di ricevere l’approvazione o il diniego. Le tempistiche per ottenere i documenti sono spesso prolungate, e questo risulta in periodi estesi durante i quali migrantə rimangono senza una sistemazione stabile, senza opportunità lavorative e con l’accesso negato a molti servizi essenziali.
A Roma, si sviluppa una robusta rete di sostegno informale, in cui numerosi gruppi locali si dedicano ad offrire diversi tipi di aiuto alle persone migranti che altrimenti non avrebbero accesso a molti servizi. In questo tessuto sociale, composto anche da legami di solidarietà tra migranti stessi, emergono dinamiche di condivisione e supporto reciproco che contribuiscono a mitigare le sfide e le difficolta che si incontrano. Durante il mio soggiorno a Roma, ho avuto l’opportunità di incontrare persone migrantə che mi hanno aperto su una prospettiva unica della città. La sua infrastruttura è diventata per me un nuovo testo da decifrare, rivelando luoghi a molti sconosciuti e inesplorati ma ricchi di vita e intensamente vissuti.
Mon séjour à l’Istituto Svizzero à Rome est tombé un peu comme quand on gagne à la loterie : pile au moment où je me demandais dans quel coin d’Europe l’action de mon nouveau livre allait se dérouler. En 2019 le premier livre de ma trilogie paraissait. La première partie – GRM-Brainfuck – se passait en Angleterre, la deuxième – RCE Remote Code Execution – dans toute l’Europe, avec son centre au Tessin – et, désormais, c’était une évidence, le nouveau tome NEW qui décrit la reconstruction post-débâcle du système financier et du système social, devait se passer en Italie. L’Italie, le pays que pratiquement le monde entier croit connaître, et qui pourtant recèle encore de bonnes et de mauvaises surprises : anarchie, fascistes, communistes, beauté et déclin, convivialité et criminalité, richesse et pauvreté absurde.
Le décor parfait pour le lancement d’une expérimentation socialiste utopique.
Mes recherches en Italie ont débuté l’année dernière, avec des voyages dans des lieux déserts dans le Nord du pays, des discussions avec des scientifiques et des sociologues italien.ne.s. A cet égard le séjour à l’Istituto Svizzero s’est révélé parfait pour approfondir les sujets avec deux guides locaux.
J’ai eu droit à un cours accéléré sur, en vrac, les ghettos, la mafia, l’anarchie, les squatts, les rêves d’avenir et le désespoir à Rome, les banlieues, Naples, la Sicile. Et aujourd’hui, de retour à la maison, j’espère écrire un best-seller absurde et génial. Hélàs!
Je ne peux sortir qu’un mauvais italien, je m’étais imaginé que ça viendrait tout seul, dans la belle villa. C’est plutôt raté.