07.12.2019

Extensions

Arte, Performance, Palermo

H20:00
BAM – Biennale Arcipelago Mediterraneo
Spazio Tre Navate
Cantieri Culturali Alla Zisa

Introduzione

Descrizione

Programma e biografia

Se Sentir Vivant

Dates
07.12.2019
Location
Palermo
Category
Arte, Performance
Information

H20:00
BAM – Biennale Arcipelago Mediterraneo
Spazio Tre Navate
Cantieri Culturali Alla Zisa

Istituto Svizzero è lieto di annunciare la presenza dell’artista Yasmine Hugonnet nell’edizione 2019 di BAM – Biennale Arcipelago Mediterraneo, nel contesto della sua residenza a Palermo promossa dall’Istituto Svizzero.

La coreografa svizzera parteciperà al festival con il progetto Extensions (masterclass & performance) e due performance.

La coreografa Yasmine Hugonnet porta una danza da condividere con i ballerini locali. Extensions è una danza di percezione estesa, un processo di derive tra il vicino e il lontano, il simile e il diverso. Il progetto si basa sulla condivisione delle partiture e degli strumenti di composizione esistenti e si trasforma a seconda dei luoghi e dei partecipanti. Le partiture sono quelle dei precedenti assoli, in particolare il Récital des Postures (Premio svizzero per la creazione coreografica 2017), Se Sentir Vivant (2017) e pratiche di gruppo.

Per informazione su come participare alla masterclass clicchi qui.

Programma

7 dicembre
dalle H20:00

– Extensions Palermo
(con i partecipanti del workshop)
– Se sentir vivant
– Le rituel des fausses fleurs


Yasmine Hugonnet
(1979, Lausanne/Pantin) ha studiato al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica e Danza di Parigi. Ha conseguito il MA Dance Unlimited creato in collaborazione tra la Codarts di Rotterdam, la School of New Dance Development di Amsterdam e l’Institute of the Arts Arnheim. Nel 2006 ha vinto una residenza a Lubiana in Slovenia. Ha creato il trio RE-PLAY (2006) e l’assolo Latitudes de Pose (2007), mostrati in numerosi festival. Dal 2009 al 2013 ha intrapreso un lungo periodo di ricerca a cui fa seguito la fondazione a Losanna della sua compagnia Arts Mouvementés. Da questo progetto subito nascono tre assoli: Le Rituel des Fausses Fleurs (2013), Le Récital des Postures (2014), La Traversée des Langues (2015). Nel 2016 ha coreografato La Ronde/Quatuor al Festival Rencontres chorégraphiques Internationales de Seine-Saint-Denis e alla Biennale Danza di Venezia. Nel 2017 ha partecipato al Programma del Festival Commun (Arsenic, Losanna). Nel 2017, Yasmine Hugonnet ha ricevuto lo Swiss Dance Award per l’assolo Le Récital des Postures. Al momento sta collaborando con il teatro di Vidy a Losanna dove ha ideato CHRONOLOGICAL/TRIO nel 2018 e produrrà Seven Winters nel 2020.

La Compagnia Arts Mouvementés (fondata da Yasmine Hugonnet) beneficia di un accordo con il cantone di Vaud e la città di Losanna, ed è regolarmente sostenuta dalla Loterie romande, Pro Helvetia, Corodis, Ernst Göhner stiftung.

Performance

Le Rituel des Fausses Fleurs (2013)
Yasmine Hugonnet
Danzatrice: Ilaria Quaglia
Musica: Michael Nick

Le rituel des fausses fleurs esplora la germinazione, la circolazione delle immagini. Immagini che si giustappongono, si confrontano e negoziano la loro risonanza nel corpo dell’esecutore e negli occhi dello spettatore. Un processo di lavoro in cui Yasmine Hugonnet cerca di far risuonare forme, posture e movimento, in questo spazio intimo che si crea tra l’immaginazione e sensazione.  La creazione de Le rituel des fausses fleurs è iniziata da una curiosità, un appetito per la nonchalance. Una gioiosa nonchalance che focalizza l’attenzione su ogni momento del processo. È questa attenzione al processo che permette alle immagini di apparire.  Una forma di appropriazione rituale.

 

Performance

Se Sentir Vivant
(2017)
Yasmine Hugonnet
Concept & interpretazione: Yasmine Hugonnet
Testo: Estratto del primo canto della Divina Commedia di Dante “L’Inferno”
Collaboratori:  Mickael Nick, Mathieu Bouvier

“Una Tragicommedia della Dissociazione”

È uno spettacolo teatrale su una donna; una donna che parla al pubblico.
E anche a sé stessa, e sicuramente anche ad altri che non sono qui.
Per parlare… per parlare di quello che ci guida. Sentire la sua voce risuonare dal suo corpo.
Per parlare del posto di cui stiamo parlando.
Di ciò di cui stiamo parlando.
Alla deriva tra i molteplici strati di discorsi che si susseguono.
Parlare di separazione e connessione: separazione della vita, morte, amore, amore, immagine e sostanza propria…
La voce della pancia, voce degli occhi, voce della mano, voce della bocca….

Il discorso ha continuità nella performance e nella presenza, ma molto meno attraverso il testo. Il flusso del discorso si muove dal gesto a una parola ventriloqua, a un’espressione facciale, a un respiro, ad una postura, ad un suono, ad una canzone, ad una domanda… Si articola con una dinamica molto vivace, attivando o fermando ciò che esce o entra…. ciò che prende vita o esce……..

Come facciamo a sapere che siamo vivi?
Quali sono le strategie quotidiane per connetterci con noi stessi?
Ci guardiamo, ci tocchiamo, ci tocchiamo, ci parliamo senza articolare le parole, una voce dentro.

È questo particolare spazio di ascolto che offre il ventriloquio. Una voce si muove senza sembrar influenzare il soggetto che la produce. Viene dall’interno e sembra essere indipendente, avere il proprio corpo. Possiamo sentire pensieri fugaci e di passaggio.
Sentirsi vivi………
Essere lì, alzarsi, parlare. È il desiderio che ci trattiene?