22.12.2020—07.01.2021

Lost in Translation III

Conferenza, Online

H18:00
Su registrazione

Dates
22.12.2020
07.01.2021
Location
Online
Category
Conferenza
Information

H18:00
Su registrazione

Shifting wor(l)ds or: poietic encounters

L’atto della traduzione appartiene intrinsecamente all’esperienza umana. Che riguardi una lingua, un mezzo di comunicazione o una cultura, la traduzione è la chiave per comprendere e comunicare attraverso i limiti linguistici e culturali. Essa facilita la diffusione di idee e di conoscenze, e, generalmente, contribuisce alla mediazione tra fazioni che non sarebbero in grado di interagire altrimenti. La traduzione richiede l’abilità di ascoltare e di capire, di fermarsi e riflettere, e, in ultima istanza, di trovare la risposta che più si adatta a una situazione particolare. La traduzione è imperfetta nella sua essenza: non descrive un processo diretto, chiaro e inequivocabile, quanto piuttosto è il risultato di un percorso irto, caratterizzato da tentativi, errori, e potenziali conflitti. Rimane costante la possibilità di un equivoco, per cui ci si potrebbe sentire letteralmente persi nella traduzione.

Come evento conclusivo della serie, l’Istituto Svizzero invita a una riflessione circa lo scambio culturale e l’interlinguismo. Ciascuna lingua è profondamente legata a una specifica forma di vita, entro la quale emerge e si evolve. Come si traduce ciò al giorno d’oggi, quando passare da una lingua all’altra è divenuta una pratica più che diffusa, soprattutto tra gli attori dei settori scientifico, culturale e artistico? Come influenzano il nostro modo di pensare e agire questi passaggi tra le lingue? Quali processi di traduzione entrano qui in gioco? La tavola rotonda vuole affrontare queste e ulteriori domande attraverso l’osservazione di diversi orizzonti empirici e vari ambiti professionali. Artisti, scrittori, storici indagano cosa significhi vivere e pensare in mondi diversi e come l’alterità e le questioni identitarie vengano affrontate: la lingua occupa una posizione cruciale nei processi di negoziazione e mediazione. Se è vero che le parole che scegliamo e il modo in cui le usiamo danno forma alle nostre interazioni con gli altri e con l’ambiente, giocare con le parole è una pratica tutt’altro che futile.

In collaborazione con la Zurich University of the Arts ZHdK.

L’evento sarà accompagnato da un workshop interno sul tema curato da Delphine Chapuis Schmitz.

Programma

H18:00 – Benvenuto: Delphine Chapuis Schmitz, ZHdK, e Adrian Brändli, IS.

H18:10 – Presentazioni

Ann Cotten (Letteratura, Kunstuniversität Linz, Vienna)
Marianna Maruyama (Arte, Reale Istituto Neerlandese di Roma KNIR)
Valentin Groebner (Storia, Universität Luzern)

H18:45 – Discussione moderata da Douglas Pompeu (Letteratura, Freie Universität Berlino)

 

Scaricare l’handout qui.

Relatori:

Delphine Chapuis Schmitz ha ottenuto un Master in Belle Arti all’Università delle Arti di Zurigo nel 2012, dopo aver ottenuto un PhD in Filosofia all’Università di Paris 1-Panthéon Sorbonne nel 2006. Nella sua pratica artistica esplora le modalità per creare significato e i potenziali poetici delle lingue nella contemporaneità. I suoi scritti prendono forma in letture performative, installazioni ambientali, così come in pubblicazioni online. Il suo lavoro è stato esposto in vari ambiti e ha vinto diversi premi, tra cui lo Swiss Art Award e l’Art Prize della città di Zurigo, entrambi nel 2017. Attualmente insegna all’Università delle Arti di Zurigo: dal 2012 al Master in Transdisciplinarità delle Arti, e dal 2019 nel nuovo programma CAS Schreiben in Kunst und Kultur. Lavora anche come traduttrice e ha collaborato a numerose pubblicazioni, in ambito artistico come in quello scientifico. Recentemente ha composto sentimi, un’opera audio disponibile sul sito dell’Istituto Svizzero fino al 31 dicembre 2020.

Ann Cotten, nata in Iowa (USA), è cresciuta a Vienna (Austria) e ha concluso i suoi studi con un lavoro sulla poesia concreta. È interessata al perché della letteratura e affronta la domanda sperimentalmente, producendola e riflettendo su traduzione e ricerca. Le pubblicazioni includono: Fremdwörterbuchsonette (2007), Florida-Räume (2010), Der schaudernde Fächer, Hauptwerk. Softsoftporn (2013), Verbannt (2016), Jikiketsugaki.Tsurezuregusa (2016); in inglese, I, Coleoptile (2010) e Lather In Heaven (2016). Fast Dumm (Starfruit Press, 2017) riunisce saggi sugli USA, Was Geht (Sonderzahl, 2018) è una lettura poetica sul cammino e sulla letteratura. Dalla pubblicazione della raccolta di racconti di fantascienza Lyophilia (Suhrkamp 2019), si è concentrata sulle traduzioni di libri (Ujvary, Nirvana, Waldrop, Waidner, Wenderoth…) e al momento lavora su una estetica macchino-compatibile presso il IFK Institute di Vienna.

Marianna Maruyama è un’artista e scrittrice basata a L’Aia. Lavora attraverso un ventaglio di media e modalità – che spesso includono il corpo e la voce – trattando la presenza, la fisicità, la comunicazione. Contratti taciuti, finzioni personali e lavoro duro sono alcuni degli elementi che trovano spazio nel suo lavoro. “La traduzione è un modo per esprimere ciò che faccio, che io stia creando un video, un libro, un lavoro sonoro o una performance. La traduzione è il metodo che adotto per preparare un incontro, non si tratta solamente di un processo di riformulazione di un messaggio da una lingua all’altra. La traduzione è un lavoro intenso, un processo dipendente dal contesto, così come una forma di riflessione critica”. Ha fatto da tutor al Dutch Art Institute ed è artista ricercatrice su invito della Sedje Hémon Foundation a L’Aia. Il lavoro di Marianna Maruyama è stato esposto e performato in documenta 14 Parliament of Bodies, Kassel (DE), allo Stedelijk Museum Amsterdam (NL), al CAC Vilnius (LT), al Jewish Historical Museum, Amsterdam (NL) e all’IMPAKT festival, Utrecht (NL). Una selezione di pubblicazioni include: Translation as Method (Kunstlicht), Farocki’s Living Room (Harun Farocki Institut). È artista in residenza al Royal Netherlands Institute Rome (2020-2021).

Valentin Groebner, nato a Vienna (Austria) nel 1962, ha ottenuto un Master in Storia all’Università di Amburgo nel 1988 e un PhD all’Università di Bielefeld (Germania) nel 1991. È stato fellow al Berlin Wissenschaftskolleg / Institute of Advanced Studies nel 1996/1997 e Jean Monnet-Fellow all’European University Institute nel 1999. Ha insegnato come Visiting Associate Professor al Dipartimento di Storia dell’Arte e Architettura presso l’Università di Harvard nel 2000 e come Professeur Invité presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (Parigi) nel 2001. Dal 2004 è professore di Storia del Medioevo e del Rinascimento all’Unviersità di Lucerna (Svizzera). È autore di numerosi volumi tradotti anche in inglese, tra cui Liquid Assets, Dangerous Gifts. Presents and Politics at the End of the Middle Ages; Defaced. The Visual Culture of Violence in the Middle Ages, e Who Are You? Identification, Deception, and Surveillance in Early Modern Europe, l’ultimo dei quali tradotto anche in svedese, serbo, coreano e italiano. Il suo lavoro più recente si concentra sull’appropriazione turistica e medievale del passato.

Douglas Pompeu ha studiato Lingua e Letteratura tedesca all’Università di San Paolo e ottenuto un dottorato alla Freie Universität Berlin, con una tesi sulle dinamiche della circolazione letteraria alla Suhrkamp Verlag. Tra il 2018 e il 2019 ha lavorato all’Archivio della Letteratura Tedesca a Marbach (DLA) e sta attualmente preparando un nuovo progetto di ricerca sui fogli di traduzione in Germania. È anche traduttore e dal 2016 è co-editore della rivista alba.lateinamerika lesen a Berlino. Tra il 2018 e il 2020 ha pubblicato in portoghese brasiliano Regentonnenvariationen (2014) di Jan Wagner, Wanderungen mit Robert Walser (1957) di Carl Seelig e una selezione di poemi di Kurt Schwitters. Attualmente prepara un’antologia di poesia tedesca contemporanea a San Paolo.