Per una teoria della differenza
Ciclo Istituzione e Differenza. Attualità di Ferdinand de Saussure
Introduzione
Programma
Massimo Prampolini
Jean-Paul Bronckart
Claire Forel
Ciclo Istituzione e Differenza. Attualità di Ferdinand de Saussure
Il tema della differenza è sicuramente tra i più importanti della filosofia e delle scienze umane contemporanee, basti pensare allo strutturalismo (Jakobson, Levi Strauss, Lacan, Althusser) o a chi dallo strutturalismo, pur dopo aver da questo preso le mosse, si distacca o lo supera (Deleuze, Foucault, Derrida). Saussure è, a tutti gli effetti, un punto d’origine privilegiato della riflessione filosofica, antropologica e psicoanalitica, oltre che linguistica, che fa della differenza e dei rapporti differenziali un nodo concettuale inaggirabile. Scrive Saussure nel Cours: «nella lingua non vi sono che differenze», «differenze senza termini positivi». Presi isolatamente, significato e significante sono l’esito di un puro rapporto differenziale e negativo; prima o indipendentemente da questo rapporto non esistono. Altrettanto, il valore di ogni segno linguistico è tale solo a partire dal rapporto differenziale nella lingua storico-naturale come forma o sistema. Questa costellazione concettuale e le sue derivazioni più perspicue sono la base della discussione nella tavola rotonda del 17 maggio.
17 maggio
Istituto Svizzero di Roma – via Ludovisi 48, Roma
ore 17.30
Intervengono:
Jean-Paul Bronckart
Université de Genève
Claire Forel
Université de Genève
Kenneth Lieberman
University of Oregon
Massimo Prampolini
Università di Salerno
Gianni Rigamonti
Università di Palermo
Coordina:
Francesco Raparelli
Libera Università Metropolitana
Jean-Paul Bronckart
Docente di Scienze dell’educazione, Université de Genève
Quando il differenziale fa la differenza!
Così come si sviluppa ne «L’essenza doppia del linguaggio», l’analisi saussuriana dello statuto del segno stabilisce che quest’ultimo abbia un’esistenza al contempo negativa (non definibile in riferimento a un fondamento esterno), correlativa (le forme si definiscono le une rispetto alle altre) e complessa (né le forme né i significati esistono come tali al di fuori della loro associazione), il che ha condotto Saussure ad affermare talvolta che i segni erano soltanto «bolle di sapone». Ma questa analisi stabilisce anche che la costituzione dei segni procede dall’attuazione di processi psichici, che le unità-segni esistono sicuramente nella coscienza dei soggetti parlanti, e che la loro «vita» si inscrive in una dinamica perpetua di produzione/trasmissione di valori. Questo doppio statuto potenzialmente paradossale non è privo di legami con la perplessità testimoniata dalle note saussuriane relative ai rapporti tra semiologia e psicologia. Sulla base di una nuova analisi delle argomentazioni saussuriane su questi temi, sosterremo che se è vero che i segni sono puramente differenziali, questo statuto non può essere proiettato nel campo del pensiero (radicale assenza di sostanzialismo), ma che anzi, proprio a causa della loro intrinseca differenzialità i segni hanno la capacità di delimitare e costruire queste unità e operazioni cognitive che fanno sì che lo psichismo umano sia radicalmente diverso da quello degli altri animali.
Materiali proposti:
J.P. Bronckart – “Quando il differenziale fa la differenza!” – (Paper)
J.P. Bronckart, E.Bulea, C.Bota – “Le projet de Ferdinad De Saussure” – (Chapitre 11)
J.P. Bronckart, E.Bulea, C.Bota – “Le projet de Ferdinad De Saussure” (Conclusion)
Massimo Prampolini
Docente di Semiotica, Università di Salerno
L’esatta differenza
Le due definizioni complementari che Saussure dà del termine valore – equivalenza tra cose differenti e differenza tra cose simili (Cours de linguistique général, pp.99 e 140 sgg.) – fanno della differenza (opposizione) la condizione costitutiva della lingua e delle istituzioni in genere. Si pongono le domanda seguenti: è possibile e ha senso cercare le condizioni costitutive della differenza (opposizione) nella lingua? E se ha senso determinarle, cos’è, da che cosa è caratterizzata, in che cosa è a propria volta analizzabile la nozione di differenza linguistica? Parliamo di caratterizzazione in senso non metafisico, ma come operazione nell’uso e nella pratica della lingua. In sostanza, esiste e ha senso determinare la specificità linguistica della differenza? O al contrario cercare risposte a questa domanda è un rito intellettuale vacuo? Alcune brevi considerazioni intendono mostrare a) che esiste una specificità della produzione delle differenze linguistiche; b) che questa specificità può essere descritta e trova riscontro nelle pratiche di apprendimento e d’uso del linguaggio; c) che la differenza, così analizzata e descritta, da categoria astratta risulta invece condizione operante costitutiva dell’intrinseca diversità delle lingue.
Materiali proposti:
Massimo Prampolini – “L’esatta differenza” (Paper)
Tullio De Mauro – “Capire le parole” (Capitolo 5)
Louis Hjelmslev – “Saggi di linguistica generale” (pp 48-49)
Massimo Prampolini – “L’esattezza nella poesia e nella scienza” (in “Testi e linguaggi”)
Ferdinand De Saussure – “Saggi inediti di linguistica generale” (pp 7-15)
Claire Forel
Docente di Linguistica, Université de Genève
La didattica della lingua degli altri
La prima parte del terzo corso di linguistica generale è dedicato alle lingue, «l’oggetto concreto che si offre sulla superficie del globo al linguista» (Constantin 2005: 93). Saussure fa notare che «la diversità geografica nello spazio si offre immediatamente e sicuramente» non soltanto al linguista ma a chiunque comprese le ‘popolazioni primitive’. Per i rappresentati di queste ultime, «il carattere della lingua al quale sono costretti a fare attenzione, diviene uno di quelli attraverso il quale si sentono contrapposti a una popolazione vicina». Rimane da capire come si rappresentino la cosa: «come un’usanza diversa che assimileranno alla diversa usanza diversa dell’abbigliamento, dell’acconciatura, dell’armamento», concezione che Saussure approva: «è assolutamente giusto» (Constantin 2005: 95). L’incredibile varietà delle lingue non stupisce più l’allievo di oggi. Nel solo cantone di Ginevra, sono rappresentate oltre cento lingue diverse nella popolazione scolastica, accanto al francese che viene adesso chiamato ‘lingua di scolarizzazione’. E tuttavia, il modo in cui questa differenza si declina rimane il più delle volte oscuro o quanto meno mal interpretato da coloro che imparano. Se solo la lingua potesse essere nomenclatura, in modo che si debbano imparare soltanto le corrispondenze tra gli elementi della propria lingua di partenza e quelli della lingua di arrivo! Ora, gli allievi si confrontano con sistemi diversi senza capire però che sia il sistema della loro lingua familiare che quello della lingua che vogliono imparare sono a loro volta basati su un sistema di differenze e di identità. La differenza nella differenza è una delle sfide dell’apprendimento delle lingue e dell’educazione linguistica che cerchiamo di sviluppare in questa comunicazione.