Curating shadow knowledge
H09:30-18:00
Ingresso: via Liguria 20
H09:30-18:00
Ingresso: via Liguria 20
L’evento si terrà in inglese a partire dalle H09:30 all’Istituto Svizzero, via Liguria 20, Roma.
Ingresso gratuito, registrazione qui.
Curating shadow knowledge
La perdita di memoria è una delle condizioni endemiche dell’archivio amministrativo. La storica Arlette Farge ne parla attraverso la traiettoria degli ‘avanzi’, in francese ‘reliquat’, documenti che non possono essere catalogati perché incompleti e privi di data, nome o integrità materiale. La sociologa Yael Kreplak osserva che il dossier informa e registra ma può allo stesso tempo gestire segreti, ad esempio commerciali o medici, e quindi contribuire a organizzare gli ‘ordini di realtà a cui si riferisce’. In molti casi, i fascicoli amministrativi storici, soprattutto quelli contenenti informazioni sensibili, sono sottoposti a embargo e rimangono inaccessibili per anni. Ma anche quando i dossier sono accessibili, sostiene Daniela Agostinho, il rifiuto e la non lettura possono essere un modo ‘di leggere che rifiuta la leggibilità coloniale e la cattura archivistica’.
Nel contesto delle migrazioni storiche e contemporanee, i fascicoli amministrativi rappresentano una delle rare tracce del ‘registrabile e del non rappresentabile’. La formula della teorica Mizuta Lippit, volta a raccontare l’opacità e il sapere ombra implicito in ogni progetto documentario, racconta la sostanziale univocità dell’archivio amministrativo che registra i passaggi di frontiera e contiene, accanto a moduli di convalida e corrispondenze, storie indicibili e inudibili di migranti. Come ricorda lo scrittore iracheno Hassan Blasim, «tutti coloro che soggiornano nel centro di accoglienza per rifugiati hanno due storie»: la storia da registrare, continua Blasim, è quella scritta nel dipartimento di immigrazione e conservata nei loro archivi privati, mentre le storie reali rimangono chiuse nella segretezza delle esperienze dei migranti.
Negli ultimi anni sono emersi diversi approcci all’archiviazione nelle pratiche artistiche e storiche, per preservare e presentare parzialmente i lati non documentati e invisibili delle migrazioni. In questo contesto, la Summer School Documenting Shadow Knowledge si propone di esplorare le modalità di raccolta e riconoscimento del valore patrimoniale delle esperienze migratorie tra pratiche storiche ed estetiche. Confrontando diverse metodologie di indagine, conservazione e valorizzazione, la Summer School si concentra sulle storie implicite registrate dalle tracce amministrative di passaggio e interroga le forme di registrazione ‘dal basso’ attuate nella ricerca recente.
Programma:
H09:30 ― Caffè di benvenuto
H10:00 ― Introduzione
H10:30 ― Medical Borders Panel: Andrea Bagnato, Raphaël Cuomo & Maria Iorio, Jelena Martinovic, Laurence Rasti, con Lucia Bernini e Jonas Heller
Moderazione: Federica Martini
H13:00 ― Pausa
H14:30 ― Discussione Curating Shadow Knowledge, con Emily Jacir, Gioia Dal Molin, Sara Alberani
Moderazione: Silvia Simoncelli
Pausa
H16:00 ― Proiezione, Q&A (online), Unearthing Conversation con Belinda Kazeem-Kaminski
Moderazione: Jelena Martinovic
Osservazioni finali
H17:00 ― Programma di performance in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
Aperitivo
Una collaborazione tra EDHEA – Ecole de design et haute école d’art du Valais, HEAD – Haute Ecole d’art et de design de Genève e NABA, Nuova Accademia di Belle Arti.
Biografie:
Sara Alberani è una storica dell’arte, curatrice indipendente e attivista con sede a Roma. Esprime la sua ricerca curatoriale in pratiche artistiche socialmente impegnate che riguardano comunità e spazi pubblici, concentrandosi su progetti a lungo termine. Dal 2019 fa parte del collettivo artistico Trampoline House, per la giustizia di richiedenti asilo e rifugiate/i a Copenaghen, di cui ha curato la partecipazione a documenta fifteen. È cofondatrice di LOCALES, una piattaforma curatoriale per la produzione di interventi site-specific e pratiche decoloniali nello spazio pubblico di Roma. Dal 2022 lavora come attivista all’interno della piattaforma Mediterranea Saving Humans, per il soccorso nel mare Mediterraneo.
Andrea Bagnato studia le intersezioni tra architettura, ecologia ed epidemiologia da un decennio. La sua ricerca ha portato alla curatela di un programma pubblico al MAAT di Lisbona (2021), di una mostra collettiva a La Casa Encendida di Madrid (maggio 2022) e della prossima monografia Terra Infecta (2024). Andrea è anche coautore del libro A Moving Border: Alpine Cartographies of Climate Change (Columbia/ZKM, 2019) e curatore di Rights of Future Generations (Hatje Cantz, 2022). Ha conseguito un master presso il Centre for Research Architecture di Goldsmiths.
Lucia Bernini e Jonas Heller hanno completato il loro Master in architettura presso l’ETH di Zurigo, lavorando in collaborazione sul tema della Grenzsanität di Briga (Prof. Adam Caruso). Jonas vive a Zurigo e lavora per uno studio di architettura di Briga, oltre a realizzare un proprio progetto di casa. Lucia vive a Zurigo e nell’Alto Vallese e lavora in uno studio di architettura.
Gioia Dal Molin è curatrice e scrittrice e responsabile del programma artistico dell’Istituto Svizzero a Roma, Milano e Palermo da gennaio 2020. Ha studiato storia e storia dell’arte e ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università di Zurigo. Ha curato numerose mostre – tra cui questa è anche la prima monografica su Klodin Erb, Mai-Thu Perret o Hannah Villiger in Italia – e ha scritto e curato diversi testi e pubblicazioni sull’arte contemporanea.
Anna Daneri è una curatrice indipendente. Cofondatrice di Peep-Hole, spazio indipendente attivo a Milano dal 2009 al 2016, dal 2013 è responsabile del programma di ricerca Meru Art*Science. Fa parte del collettivo di ricerca artistica Corpi idrici e del Comitato promotore dell’Archivio Atelier Pharaildis Van Den Broeck. Dal 2021 è co-direttrice di Forevergreen.fm e del festival Electropark.
Liryc Dela Cruz è un’artista e regista originaria di Tupi, South Cotabato, a Mindanao, nelle Filippine, e vive a Roma, in Italia. I suoi lavori sono stati eseguiti ed esposti a livello internazionale in festival cinematografici e istituzioni artistiche. Il lavoro e la ricerca di Dela Cruz si concentrano sulla cura, sulle pratiche indigene e decoloniali, sulle Filippine post-coloniali, sulla tratta degli schiavi transpacifica e sull’ospitalità.
Maria Iorio e Raphaël Cuomo sono un duo attivo tra arte e regia. Privilegiando la prassi collaborativa e la ricerca a lungo termine, i loro progetti recenti si confrontano con le mobilità globali del passato e del presente e svelano le storie intricate plasmate da questi movimenti di vita, incontri (post)coloniali, forme e suoni migratori. Integrando metodologie curatoriali nel loro lavoro, hanno anche creato programmi cinematografici, situazioni cinematografiche e mostre che rivisitano la storiografia del campo allargato delle pratiche delle immagini in movimento e dei ‘cinema minori’ – sperimentali, amatoriali, femministi, decoloniali.
Tanto poetico quanto politico e biografico, il lavoro di Emily Jacir indaga la traduzione, la trasformazione, la resistenza e il movimento. Jacir ha costruito un’opera complessa e avvincente attraverso una gamma diversificata di media e metodologie che includono il recupero di materiale storico, gesti performativi e ricerche approfondite. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Leone d’Oro alla 52a Biennale di Venezia (2007), il Prince Claus Award (2007) e il Premio Hugo Boss del Guggenheim Museum (2008). Ha esposto a Dublino, Londra, Amman, Beirut e New York. È fondatrice e direttrice del Dar Yusuf Nasri Jacir for Art and Research di Betlemme, in Palestina. Insegna presso il campus romano di NABA e alla Salama bint Hamdan Al Nahyan Foundation di Abu Dhabi e al Whitney Independent Study Program.
Belinda Kazeem-Kamiński è una scrittrice, artista e ricercatrice di Vienna. Radicata nella teoria femminista di colore, ha sviluppato una pratica investigativa basata sulla ricerca e orientata al processo che si occupa della condizione della vita dei neri nella diaspora africana. Il suo lavoro è stato esposto, tra l’altro, alla Biennale di Liverpool, al Coalmine Winterthur, alla Camera Austria Graz, a Les Recontres d’Arles, al Museum Ludwig Budapest, alla Kunsthalle Wien (2021).
Federica Martini, PhD, è professoressa associata e responsabile del Master CCC Critical Curatorial Cybermedia presso HEAD – Ginevra. La sua ricerca si concentra sulla storia e la geopolitica delle mostre e delle (in)visibilità nelle pratiche artistiche contemporanee. È coeditrice di On Words (2023, con S. Burkhalter e J. Enckell), Feminist Exposure: Pratiques féministes de l’exposition et de l’archive (2023, con J. Taramarcaz).
Jelena Martinovic, PhD, è professore ordinario SUP e responsabile dell’Istituto di ricerca in Belle Arti (IRAV) presso l’EDHEA HES-SO Valais dal 2021. Storica, scrittrice ed educatrice, attualmente dirige il progetto Medical Borders: Visibility and Shadow Knowledge presso l’EDHEA (2022-2024). In precedenza, è stata ricercatrice presso l’University College di Londra e l’Università di Harvard. Ha insegnato a livello internazionale, recentemente al Goldsmiths College di Londra e alla Casa Oswaldo Cruz Fiocruz di Rio de Janeiro.
Federico Rahola, Ph.D., è professore associato di Sociologia dei processi culturali (Università di Genova). La sua ricerca si concentra sulle pratiche migratorie, le politiche migratorie e le politiche di confine; le implicazioni della governance globale sulla trasformazione degli attuali conflitti e delle politiche di sicurezza e i processi di urbanizzazione. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Underground Europe. Lungo le rotte migranti (2022, con L. Queirolo Palmas).
Le fotografie di Laurence Rasti cercano di esplorare i concetti di identità in modo sfaccettato. Facendo leva sulla duplice qualità del suo background culturale, osserva i codici e le convenzioni culturali da una nuova angolazione, per comprendere l’influenza dei ruoli di genere nella società, ma anche le conseguenze della migrazione o il mancato rispetto dei diritti fondamentali.
Lorenzo Romito (Stalker) è professore di Strategie dello spazio e del design alla KU di Linz e docente (con Giulia Fiocca) di Arte pubblica presso il campus romano di NABA e del modulo Stalker al Master in Enviromental Humanities dell’Università Roma Tre (2016-23). Prix de Rome Architecte presso l’Accademia di Francia, Villa Medici, Roma (2000-01). Cofondatore di Stalker (1995-), Osservatorio Nomade (2002-2009), PrimaveraRomana (2009 -2013), Biennale Urbana (2014 -), NoWorking (2016 -) e SUN, Scuola di Urbanesimo Nomade (2017 -). Nel 2024 sarà visiting professor al Politecnico di Zurigo, cattedra F. De Sanctis per la cultura italiana.
Silvia Simoncelli è NABA Head of Education-Roma. In precedenza ha ricoperto il ruolo di Course Leader del Master Accademico in Contemporary Art Markets presso il campus di Milano di NABA e di docente presso la Leuphana Universität Lüneburg in Germania e presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. È stata assistente di ricerca per il Master in Curatela della Zürcher Hochschule der Kunste, dove ha conseguito il Master of Advanced Studies dopo la laurea in Storia dell’Arte all’Università degli Studi di Milano. I suoi interessi di ricerca si concentrano sull’arte nello spazio pubblico, sulla critica istituzionale e sul rapporto tra economia e pratiche artistiche.