La Svizzera vista attraverso il cinema italiano
Cinema Trevi – Cineteca Nazionale
Vicolo del Puttarello 25
H18:30
Introduzione
Sette uomini d'oro
Programma
Biografie
Cinema Trevi – Cineteca Nazionale
Vicolo del Puttarello 25
H18:30
Nell’ambito dell’esposizione cinematografica “Backdrop Switzerland”, la Svizzera vista attraverso un secolo di film stranieri”, organizzata dall’Istituto Svizzero al Teatro dei Dioscuri di Roma fino al 30 gennaio 2019, si presentano due film storici del cinema italiano in collaborazione con il Centro sperimentale di cinematografia – Cineteca Nazionale. Una grande opportunità per scoprire o riscoprire film iconici della storia del cinema italiano che vedono come protagonista la Svizzera e i suoi clichés, tra cui le banche, l’emigrazione e i paesaggi alpini. La commedia 7 uomini d’oro (1965) di Mario Vicario, edizione appena restaurata dal CSC, è un film d’azione che ci porta in una Ginevra di sapore vintage, dove l’oro delle banche fa sognare una banda di rapinatori internazionali a ritmo dello swing degli anni Sessanta. Pane e cioccolata (1973), film multipremiato di Franco Brusati con Nino Manfredi, affronta il tema dell’emigrazione italiana in Svizzera con momenti sia drammatici che umoristici. Il film ebbe un grande successo sia critico che popolare in Italia e in Svizzera per la sua sottile riflessione sui clandestini, tema sempre di attualità.
L’evento Backdrop Switzerland è curato dall’Istituto Svizzero, in collaborazione con Istituto Luce-Cinecittà, MIBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali, RSI – Radiotelevisione Svizzera, SRG SSR – Società Svizzera di Radiotelevisione, Cinémathèque Suisse e il Comune di Minusio.
Programma
H18.30 Pane e cioccolata di Franco Brusati (1973, 115’)
“Un italiano emigrato in Svizzera perde il permesso di soggiorno. Viene salvato da un industriale che, in crisi economica e sentimentale, si suicida. Lo sfortunato emigrato decide allora di fingersi svizzero. Qualcosa andrà male” (cinematografo.it). “Il film esplora, narrando le vicissitudini di un lavoratore italiano all’estero, il dramma degli emigrati; vittime di una società ingiusta (quella che li ha costretti a partire); immersi in un’altra che non lo è meno, anche se per altre ragioni, tra cui non ultima l’egoismo dei privilegiati; essi finiscono per aggiungere, alle difficoltà di vivere in ambienti socio-culturali del tutto diversi da quelli di origine, quella provocata da una vera e propria crisi di identità; solo restando se stessi e accettando di vivere e di lottare si può sperare in una società più giusta. Sotto i modi e i toni della commedia all’italiana, la vicenda è pervasa da un’amarezza che, pur non sfociando mai nel pessimismo, le consente di esprimere con ricchezza di idee e sincera partecipazione le sofferenze che la solitudine e l’estraneità infliggono agli emigrati. Ricco di trovate, abile (anche per merito del bravo interprete) nel passare senza stridenti contrasti dalla commedia al grottesco al dramma, il film soffre tuttavia di alcuni squilibri, di qualche dispersione e di spunti meno felici” (Segnalazioni cinematografiche).
H20.30 Incontro con Daniela Currò, Mario Vicario e Joëlle Comé
a seguire 7 uomini d’oro di Marco Vicario (1965, 91’)
“Ginevra, simulando lavori stradali, un’affiatata banda internazionale di sei ladri sottrae da una banca sette tonnellate d’oro. Alla spartizione del bottino una serie di reciproci inganni e tradimenti manda in fumo l’impresa. […] È il più scattante, divertente film italiano del decennio 1960-69 con la formula del colpo grosso. Le musiche di Armando Trovajoli con i Cantori Moderni di Alessandrini contribuiscono a dargli ginger. C’è un po’ di disordine nella conclusione moralistica. Molto venduto anche all’estero. Il suo grande successo concorse a un veloce seguito: Il grande colpo dei 7 uomini d’oro (1966)” (Morandini). Con Philippe Leroy, Rossana Podestà, Gabriele Tinti, Gastone Moschin, Dario De Grassi, José Suarez.
Daniela Currò, Conservatrice della Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia, è responsabile di tutte le attività culturali della cineteca di Stato italiana. In precedenza ha lavorato presso il George Eastman Museum in Rochester, NY (USA), come responsabile del restauro e della preservazione, ha insegnato presso la L. Jeffrey Selznick School of Film Preservation, la più nota scuola che a livello internazionale si occupa di formare le giovani generazioni di archivisti e restauratori di immagini in movimento e per il Master of Arts in Film and Media Preservation, del corso di Film and Media Studies della University of Rochester. È stata restauratrice al laboratorio Haghefilm di Amsterdam nei Paesi Bassi e ricercatrice presso il Museo del Cinema di Torino. È membro dell’AIRSC (Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema) e dell’AMIA (Association of Moving Image Archivists).
Marco Vicario (Roma, 20 settembre 1925), è un attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano.
Partecipa nei primi anni Cinquanta a numerose pellicole, in gran parte avventurose o melodrammi, senza mostrare particolari doti di recitazione, anche se è abbastanza spigliato e misurato. Si distacca ben presto dalla sua attività di attore per intraprendere quella di produttore per l’Atlantica Film, della quale è anche fondatore. Nel 1959 decide di passare dietro le cinepresa scrivendo, producendo, dirigendo e distribuendo molti film di successo. Con l’Atlantica ha inoltre prodotto vari titoli dal 1960 al 1988. Come regista, produttore, sceneggiatore e distributore ha realizzato film di un certo successo, tra cui 7 uomini d’oro e Il grande colpo dei 7 uomini d’oro (che gli hanno procurato la soddisfazione di vedersi assegnato il Nastro d’argento per la migliore produzione), Paolo il caldo, Homo Eroticus, Mogliamante e Il cappotto di Astrakan.