Letture in comune: Paolo Virno – Studio Roma 2014
Studio Roma 2014
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Studio Roma 2014
Testi di Sigmund Freud e Reinhart Koselleck
Attività sviluppata inizialmente dalla Libera Università Metropolitana, Studio Roma ha deciso di accogliere le letture in comune nel proprio programma per sollecitare una ricerca basata sulla partecipazione attiva, il dialogo e la discussione collettiva. Nella crisi economica, politica e sociale nella quale viviamo, la lettura de Il Perturbante di Freud può assumere una forza originale: ci permette di sottolineare l’ambivalenza che una situazione critica porta con sé, dove non vi è altro riparo se non quello che lo stesso pericolo delinea, dove ciò che ha assolto a una funzione protettiva e di sicurezza si trasforma in pericolo. Le trasformazioni del presente, imposte dalla crisi, sono state delineate attraverso la lettura del saggio di Koselleck dal titolo «Spazio di esperienza» e «orizzonte di aspettativa»: due categorie storiche, lo smottamento delle condizioni di possibilità dell’esperienza e, di conseguenza, della storia stessa.
Nel chiarire che il perturbante non è, come si potrebbe pensare, l’inconsueto, scrive Freud: perturbante è quella «sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare». Più esattamente, perturba il riaffiorare inaspettato della ripetizione di ciò che ebbe «funzione apotropaica» (allontanare, tenere a distanza la paura), ma che in seguito fu rimossa (se infantile) o superata (se arcaica). A differenza di Freud, Virno ci propone del perturbante una lettura in chiave etico-politica. Perturbante, nella scena contemporanea, è «l’acuta minaccia che promana da rifugi attualmente frequentati, ovvero il pericolo che scaturisce da talune “reazioni” alla pericolosità del mondo-contesto. Agio è la protezione dal perturbante, ovvero quel riparo di secondo grado che salvaguardia dai ripari distruttivi» (Virno, Mondanità).
Nel saggio del 1975 dal titolo «Spazio di esperienza» e «orizzonte di aspettativa»: due categorie storiche Koselleck definisce le condizioni di possibilità, categorie “metastoriche” antropologicamente fondate, della stessa storia. Esperienza e aspettativa, infatti, sono gli assi, l’ascisse e l’ordinata, all’interno dei quali la storia si presenta. Con le parole di Koselleck: «categorie gnoseologiche che aiutano a fondare la possibilità di una storia. In altri termini: non esiste storia che non sia stata costituita da esperienze e aspettative degli uomini in quanto agiscono e subiscono». Nella sua lettura del testo di Koselleck, Paolo Virno propone di afferrare la contemporaneità nella quale siamo immersi, quella segnata dal bio-capitalismo e dalla sua crisi, come l’epoca in cui queste stesse condizioni di possibilità vengono meno.
13:00
Paolo Virno legge Il perturbante di Sigmund Freud
20:00
Paolo Virno legge «Spazio di esperienza» e «orizzonte di aspettativa»: due categorie storiche di Reinhart Koselleck
Paolo Virno
Filosofo, ha insegnato Etica della comunicazione presso l’Università della Calabria, attualmente è docente di Filosofia del linguaggio presso l’Università di Roma Tre. A partire dagli anni Settanta è stato redattore di numerose riviste di teoria politica radicale e di filosofia, tra cui “Metropoli”, “Luogo comune”, “Futur Antérieur”, “Derive Approdi”, “Forme di vita”. È tra gli animatori della Libera Università Metropolitana (LUM) di Roma. Il marxismo eterodosso dell’operaismo italiano e di Walter Benjamin hanno definito il suo iniziale campo di ricerca. Ben presto, poi, si è dedicato a sviluppare, attraverso il confronto serrato con autori quali Ferdinand de Saussure, Ludwig Wittgenstein, John Austin, Émile Benveniste, una originale teoria materialistica del linguaggio. Più di recente, la sua filosofia del linguaggio si è misurata criticamente con le tematiche proposte dall’antropologia filosofica di Arnold Gehlen e Helmuth Plessner, e con la teoria politica e del diritto di Carl Schmitt. Tra i suoi libri: Convenzione e materialismo (Theoria 1986; manifestolibri 2011); Mondanità. L’idea di «mondo» tra esperienza sensibile e sfera pubblica (manifestolibri 1994); Parole con parole. Poteri e limiti del linguaggio (Donzelli 1995); Il ricordo del presente. Saggio sul tempo storico (Bollati Boringhieri 1999); Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee (Derive Approdi, 2002); Quando il verbo si fa carne. Linguaggio e natura umana (Bollati Boringhieri 2003); Motto di spirito e azione innovativa. Per una logica del cambiamento (Bollati Boringhieri 2005); E così via, all’infinito. Logica e antropologia (Bollati Boringhieri 2010); Saggio sulla negazione. Per una antropologia linguistica (Bollati Boringhieri 2013).
Biblioteca Vallicelliana
Opera di Francesco Borromini, viene istituita nel 1565 a opera della Congregazione dell’Oratorio ed è aperta al pubblico dal 1581. In base alla regola oratoriana, i pasti dovevano essere accompagnati dalla lettura e dalla discussione dei testi religiosi. La Biblioteca accoglie i manoscritti della Riforma e della Controriforma – gli oratoriani erano, infatti, noti censori – gli studi medievistici e numerosi volumi in ambito umanistico, tra cui i testi dei commentatori di Aristotele, l’antico fondo musicale degli Oratoriani. Dopo aver subito un grave saccheggio durante l’occupazione francese, dal 1883, la Biblioteca acquisisce volumi sulla storia della città di Roma e della sua provincia.
Biblioteca Angelica
Fondata nel 1604 dal vescovo agostiniano Angelo Rocca, è stata la prima biblioteca europea aperta la pubblico, senza limiti di stato o di censo.
I lasciti dei nobili romani e del custode della Biblioteca Vaticana Lukas Holste costituiscono il primo fondo di questa istituzione che, per la sua inedita apertura alla città, desta un immediato interesse e acquisisce una vasta fama. Nella seconda metà del Settecento, l’architetto Luigi Vanvitelli ristruttura il salone e l’intero l’edificio, al contempo, viene steso il catalogo delle opere a stampa. In seguito alle vicende repubblicane, la Biblioteca è acquisita dallo Stato italiano che, sin dal 1873, ne accresce notevolmente il patrimonio librario, tra cui si annoverano diecimila volumi dell’Accademia Letteraria dell’Arcadia.