Comunità Olivetti
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Program
Una proposta di Donatella Bernardi in collaborazione con il Work.Master della HEAD di Ginevra.
Il Work.Master della HEAD – Haute école d’art et de design di Ginevra e Donatella Bernardi propongono una giornata di dibattito e una mostra ispirati all’opera di Adriano Olivetti, ospitati negli spazi della Sala Elvetica dell’Istituto Svizzero di Roma. Giovani artisti della HEAD presentano le loro proposte di lavoro sul tema, che saranno discusse insieme a ricercatori, storici e critici dell’arte.
Con Claudia Bernardi, Marie Bette, Etienne Chosson, Aurélie Dubois, Mumi Garzilli, Kevin Gotkovsky, Romain Grateau, Valeria Graziano, Boris Magrini, Federica Martini, Coline Mir, Annabelle Voisin.
L’incontro si tiene in lingua francese e italiana, con traduzione simultanea.
Programma
H16:00 Apertura della mostra
H17:00
Introduzione. Che facciamo qui?
Donatella Bernardi
H17:20 Federica Martini > Kevin Gotkovsky e Romain Grateau
H18:00 Claudia Bernardi > Etienne Chosson e Mumi Garzilli
H18:40 Donatella Bernardi, conclusione intermedia
H18:45 Pausa
H19:30 Valeria Graziano > Annabelle Voisin e Coline Mir
H20:10 Boris Magrini > Aurélie Dubois e Marie Bette
H20:50
Conclusioni
Donatella Bernardi
“Come si parla d’arte – processo o prototipo, dell’impresa della vita, singolare e collettiva, precaria e dinamica, della sua temporalità, incatenata o immaginaria, dell’arte di vivere o della fabbrica d’oggetti come d’idee, di produzione speculativa, gioiosa o alienante, del piacere che si prova quando si lavora per gli interstizi e i divieti? Il 14 dicembre la discussione sarà condotta a partire dai progetti ispirati all’ampio corpus lasciato dall’azienda Olivetti, e in particolare l’opera e il pensiero d’Adriano Olivetti (1901–1960), ingegnere, imprenditore ed uomo politico italiano che amava avere accanto artisti e poeti tra i suoi collaboratori e consiglieri.
Otto proposte di giovani artisti, ex alunni o studenti della HEAD, saranno analizzate e discusse una dopo l’altra da quattro relatori, che presenteranno in anteprima il loro campo di esperienza e specializzazione: la critica istituzionale, la sociologia del lavoro migrante, la performance manageriale ed anche storia dell’arte e delle tecnologie contemporanee. Abbiamo parlato dell’artista imprenditore, ma che dire dell’operaio del capitalismo cognitivo o della creative economy?
Abbiamo parlato della globalizzazione e delle sue delocalizzazioni, tra cui quella del sistema dell’arte, come una multinazionale della rappresentazione, ma che dire del materiale e della sua resistenza, dal gesto, preciso, ripetitivo e meccanico, dell’atelier, del banco del laboratorio, dell’asservimento della mano e del corpo, dell’anatomia controllata a distanza o, quando c’è vicinanza, del sentimento comunitario e della convivialità: produrre un oggetto più come pretesto per stare insieme, che come finalità.
Si può comprendere una pratica artistica attraverso i suoi risultati, un archivio che legittima tutto il resto; ma anche abbracciare un’estetica del progetto, dell’evento e della ricezione. Il 14 dicembre, per cinque ore, una comunità effimera di artisti, di pensatori e di spettatori sarà unita intorno ad una costellazione di cose offerte alla parola.“