Qual è il progetto a cui lavorerai durante la residenza?
Durante la mia residenza a Palazzo Branciforte, in collaborazione con l’Istituto Svizzero e Fondazione Sicilia, sto conducendo una ricerca sugli spazi di narrazione del paesaggio montano siciliano, con l’obiettivo di esplorare diverse modalità e prospettive di vivere e abitare la montagna. Attualmente mi sto concentrando sul lavoro del Folkstudio, un archivio dedicato alle tradizioni popolari siciliane, che negli anni ’70 e ’80 ha realizzato una mappatura sonora della Sicilia. Attraverso numerosi field recordings di canti popolari, il Folkstudio ha messo in luce la funzione sociale, politica e culturale del recupero della tradizione.
In che modo l’ambiente dell’Istituto Svizzero influenza la tua ricerca?
Essere immersa in un ambiente di ricerca così diversificato e internazionale mi consente di confrontarmi con studiose/i e artisti/e provenienti da discipline e ambiti differenti, generando un dialogo continuo e transdisciplinare che arricchisce le mie riflessioni. Il patrimonio culturale di Palazzo Branciforte con i suoi documenti e immagini mi ha permesso di approfondire direttamente dall’interno le tematiche della mia ricerca. La residenza di Palermo Calling è per me uno spazio fertile, dove il tempo rallenta e lascia spazio alla sperimentazione di nuove idee e metodi di ricerca, integrando prospettive diverse.
In che modo l’approccio transdisciplinare arricchisce la tua ricerca?
I confini di alcune professioni, come quella della curatrice e dell’artista, sono sempre più sfumati e permeabili, permettendo così un passaggio fluido tra diverse funzioni e ruoli. L’approccio transdisciplinare mi consente di ripensare questi limiti, esplorando una costellazione di pratiche sempre più interconnesse. Questa apertura facilita un dialogo continuo con gli/le altri/e fellows, promuovendo modalità di lavoro collettive e collaborative, arricchendo così la mia ricerca con prospettive e saperi diversi.
Cosa influenza il tuo lavoro?
L’ascolto e il confronto. Molto spesso trovo ispirazione attraverso le conversazioni con le persone che mi circondano o che scelgo di intervistare. Sono proprio loro uno degli archivi più importanti che desidero consultare durante le mie ricerche perché portano con sé conoscenze vissute, dei veri e propri archivi viventi di un “immaterial work”, un continuum che permette di sperimentare come spazio e tempo sono stati occupati dai corpi che li hanno abitati, modificandone la percezione.
Hai qualche rituale/routine durante il lavoro?
Da circa una settimana, ho iniziato a fare delle pause dalla ricerca di circa un’ora. Guardo la cartina della mappa di Palermo e scelgo una strada, una direzione, da percorrere per 25 minuti e poi torno indietro. In questo modo distaccandomi dal centro ho scoperto nuovi posti speciali di Palermo, come il bar di borgo vecchio “Lo dico Giacomo” e un parcheggio pienissimo di graffiti, la maggior parte per gli ultras del Palermo, e nel frattempo schiarisco la mente e lascio spazio a nuove idee e intuizioni.
Che musica ascolti attualmente?
Radio di Heaven is a Place on Earth
Hai un posto preferito in città?
A Palermo c’è un posto molto speciale, nonostante la grande affluenza di turisti durante il fine settimana. Questo luogo è il chiostro di Santa Caterina. Si tratta di un ex monastero preposto alla realizzazione di biscotti, frittelle, conserve venduti come unica fonte di reddito che permetteva la sopravvivenza del monastero. Oggi, dal 2017, è una pasticceria che vende i cannoli più buoni di Palermo. Se si arriva la mattina presto durante i giorni feriali si trova l’elegante chiostro quasi deserto che diventa il posto ideale per leggere un libro e godersi una dolce pausa.
Qual è la cosa più inaspettata che ti è capitata durante la residenza?
Probabilmente la cosa più inaspettata è stata scoprire che non posso mangiare un cannolo al giorno, perchè il mio stomaco non regge il ritmo.
Il futuro per te è…
Domani.