05.05.2021

Il soggetto inaspettatamente trasgressivo

Residenze, Tavola rotonda, Online

H16:00
Registrazione online
Serie ‘I venerdì pomeriggio’

Dates
05.05.2021
Location
Online
Category
Residenze, Tavola rotonda
Information

H16:00
Registrazione online
Serie ‘I venerdì pomeriggio’

L’evento si terrà in inglese e avrà luogo alle H16:00, Ora dell’Europa Centrale (CET).
Per partecipare, si prega di registrarsi online.

I venerdì pomeriggio
I venerdì pomeriggio all’Istituto Svizzero sono dedicati ai nostri residenti. È un’occasione per il pubblico per conoscere in dettaglio i progetti ai quali stanno lavorando durante la residenza di quest’anno.

Evento a cura di Victor Strazzeri (Fellow Roma Calling 2020/2021).

Il soggetto inaspettatamente trasgressivo: donne comuniste femministe negli anni Settanta

Un doppio vicolo cieco grava sulla donna comunista come soggetto collettivo della storia del XX secolo: da una parte la scarsa considerazione delle donne nella storia del comunismo, dall’altra la mancanza di attiviste comuniste nella maggior parte delle storie dei movimenti femminili. Il risultato lo ritroviamo nelle parole di Francisca de Haan: “un’enorme scarsità di studi seri sulle vite delle donne comuniste e sul modo in cui esse – in quanto attiviste, studiose, parlamentari, artiste, migranti politiche, e molto altro – abbiano contribuito alla creazione di un mondo più equo”. L’evento vuole promuovere una discussione che indaghi le ragioni di questa lacuna storiografica, riunendo esponenti che, in un modo o nell’altro, si siano impegnati per affrontarla. A unire le loro prospettive vi è la convinzione che la donna comunista non solo abbia da esprimersi a proposito del secolo che ha vissuto, ma le cui posizioni e pratiche possano porre il presente in una prospettiva critica, contribuendo alla sua trasformazione.

L’ispirazione per lo sforzo non solo di raccontare, ma di rivendicare le traiettorie delle donne comuniste deriva oggi in parte dalla lettura della pensatrice e attivista femminista italiana Carla Lonzi (1931-1982). Nel suo saggio, Sputiamo su Hegel, pubblicato per la prima volta nel 1970, Lonzi mirava a stimolare un processo di acquisizione di coscienza per riformulare le donne nei termini di Soggetto Imprevisto di una ‘modificazione totale della vita’. Tuttavia, Lonzi stessa era fortemente critica nei confronti della sinistra e delle comuniste in particolare; infatti, pur ammettendo che ‘le donne hanno coscienza del legame politico che esiste tra l’ideologia marxista-leninista e le loro sofferenze, bisogni, aspirazioni’, ribadiva di non poter accettare di essere ‘una conseguenza della rivoluzione’, ed essere ‘in sottordine al problema di classe’.

Sebbene questo punto di vista riflettesse senza dubbio la comprensione di molti comunisti della questione femminile, ha contribuito allo stereotipo della ‘donna fedele al partito’, con una ‘politica emancipazionista problematica’ che ha contribuito alla marginalizzazione delle donne comuniste nella storiografia. Riportare questo tema al centro dell’attenzione non significa solo aggiungere ulteriori sfumature a un punto di vista monocromatico, ma significa anche sconvolgere la genealogia femminista restrittiva che vi sta alle spalle. Come ha recentemente sottolineato Chiara Bonfiglioli, molti ricercatori stanno ritornando a quella che lei chiama ’ondata rossa’ dell’attivismo femminile dei decenni post-bellici, per ‘superare una narrativa radicata nello sviluppo del femminismo radicale, bianco, di classe media, e di spiegare invece altre forme di attivismo femminista operaio, nero e socialista’.

Analogamente, Sara Ventroni ha recentemente sottolineato l’attualità dei tentativi delle donne comuniste italiane di fusione tra politica comunista e femminista attraverso iniziative come la Carta itinerante delle donne del 1986/87. Spinte all’azione comune dal disastro di Chernobyl, le comuniste e le femministe italiane alla fine convengono sulla necessità di stabilire una ‘coscienza del limite’ per quanto riguarda la relazione umana con la (bio)tecnologia. Come sostiene Ventroni, la riscoperta di queste e altre questioni poste ‘in modo visionario’ dalle donne comuniste ha ancora il potere di ‘interrogare drammaticamente il nostro presente su scala planetaria’.

È dunque proprio insieme a Carla Lonzi, ma anche ponendosi criticamente nei suoi confronti, che l’evento inquadrerà la figura della donna comunista come un soggetto inaspettatamente trasgressivo della storia del XX secolo. Il titolo evoca, a questo proposito, tanto le traiettorie trasformative delle donne comuniste, quanto una discussione per una loro inclusione in genealogie femministe rielaborate (e più plurali).

L’evento tratterà l’‘incontro’ tra comuniste e femministe durante gli anni Settanta attraverso tre interventi di 15 minuti da parte dei relatori Chiara Bonfiglioli, Victor Strazzeri e Sara Ventroni, seguiti da un commento di Francisca de Haan. Le presentazioni e il commento sono concepiti come punti di partenza per la discussione, e la partecipazione del pubblico sarà molto apprezzata durante la seconda parte dell’incontro. L’evento includerà inoltre la lettura di una poesia di Sara Ventroni (in italiano e inglese) come ulteriore modalità di approccio del tema della serata.

Programma

H16:00 – Adrian Brändli (Istituto Svizzero): Benvenuto

H16:05 – Interventi di Chiara Bonfiglioli, Victor Strazzeri, Sara Ventroni

H16:50 – Commento di Francisca de Haan

H17:05 – Risposta dei relatori

H17:20 – Domande del pubblico e discussione aperta

H17:50-18:00 – Lettura poetica di Sara Ventroni

Biografie:

Victor Strazzeri è Postdoctoral Fellow in Storia all’Università di Ginevra e Fellow Roma Calling 2020/2021. Ha ottenuto un BA in Scienze Sociali all’Università Pontificia di San Paolo e un MA in Lavoro Sociale all’Università Federale di Rio de Janeiro. Dopo aver completato il suo PhD in Scienze Sociali alla Freie Universität di Berlino nel 2017 con una Borsa DAAD è stato postdoctoral fellow e adjunct lecturer all’Istituto di Storia dell’Università di Berna (2017-2019). Dal 2019 coordina il progetto “Internationalization of the Historical-Critical Dictionary of Marxism” (Berlin Institute of Critical Theory/Rosa Luxemburg Foundation). Un libro basato sulla sua tesi, dal titolo The Young Max Weber and German Social Democracy: the ‘labour question’ and the genesis of social theory in Imperial Germany (1884-1899), è in uscita quest’anno con Brill, nella collana Historical Materialism. A Roma sta investigando il dialogo tra comuniste e femministe negli anni Settanta in Italia, attraverso fonti d’archivio e interviste. La sua ricerca è finanziata dal Fondo Nazionale Svizzero (Spark 2020-21).
Scopri di più sul progetto di ricerca di Victor Strazzeri, leggi il suo ultimo contributo sul blog dell’Istituto Svizzero sul sito del quotidiano svizzero Le Temps.

Francisca de Haan è Professoressa di Studi di Genere e Storia alla Central European University (Vienna), presso la quale è anche a capo del Dipartimento di Studi di Genere e co-direttrice di MATILDA (Master Europeo in Storia delle donne e del genere). Ha ottenuto il PhD in Storia alla Erasmus Unviersity Rotterdam nel 1992 e ha prodotto diverse pubblicazioni su figure chiavi dei movimenti femminili in vari contesti, su organizzazioni femminili internazionali e sul socialismo femminista globale. È fondatrice di Aspasia: The International Yearbook of Central, Eastern and South Eastern European Women’s and Gender History. Attualmente sta lavorando a due libri: il primo è una monografia dal titolo provvisorio The Women’s International Democratic Federation: A Left-Feminist Organization in the Global Cold War; il secondo è un volume sulle donne attiviste comuniste nel mondo (previsto nel 2021).

Chiara Bonfiglioli è Lecturer in Studi Femminili e di Genere all’Università College Cork, presso la quale coordina il master interdisciplinare annuale in Studi Femminili. Detiene un BA in Scienze Politiche dell’Università di Bologna e un MA (2008) e PhD (2012) del Programma di Laurea di Genere all’Università di Utrecht. A seguito della sua tesi dedicata all’attivismo sociale e politico femminile durante la Guerra Fredda in Italia e Jugoslavia, ha pubblicato articoli su canali internazionali e traiettorie di femministe durante la Guerra Fredda, come “Feminist translations in a socialist context: the case of Yugoslavia” (Gender and History, 2018) e “Women’s internationalism and Yugoslav-Indian connections: from the Non-Aligned Movement to the UN Decade for Women” (Nationalities Papers, 2020). Il suo libro più recente è Women and Industry in the Balkans. The Rise and Fall of the Yugoslav Textile Sector (I.B. Tauris, 2019).

Sara Ventroni è scrittrice, performer, e ricercatrice basata a Roma. Ha pubblicato l’opera teatrale Salomè (No Reply, 2005), la meditazione letteraria multiforme Nel Gasometro (Le Lettere 2006, finalista Premio Delfini; Premio Napoli 2007; tradotto in tedesco col titolo Im Gasometer, ed. Korrespondenzen, Vienna), e le collezioni di poesie La sommersione (Aragno, 2016; Premio Trivio 2018) e Le relazioni (Aragno 2019). La sua poesia è stata tradotta in tedesco, inglese, francese, spagnolo, serbo, croato e sloveno. È tra le fondatrici del movimento femminile Se non ora quando? e collabora con la Fondazione Gramsci e con la Fondazione Nilde Iotti. È stata editorialista dell’Unità. Attualmente è assegnista di ricerca presso l’ILIESI (Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee), parte del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).